5 trend da ignorare nel 2013
Fine anno, momento di previsioni per eccellenza. Soprattutto nel campo del business, che mai quanto oggi ha bisogno di certezze, bussole e percorsi meno accidentati da seguire. In queste ultime settimane, come da tradizione, regole e decaloghi non sono mancati. Tra i tanti, ne abbiamo scelto uno molto particolare, tutto giocato su quanto è meglio non fare durante i prossimi dodici mesi sul fronte della comunicazione digitale. Proposta in origine dalla rivista online Inc.com e teoricamente dedicata a tutti gli scettici là fuori, ecco una sintesi dei 5 trend da ignorare.
1. QR Codes. Quanti di noi non hanno mai visto i codici bidimensionali sempre più spesso impressi sulla confezione di un prodotto o sulla pagina di una rivista. Pochi, vero? Pochissimi, probabilmente nessuno. Ebbene, come sappiamo l’idea di base è fornire al consumatore un codice che può essere “letto” dallo smartphone e farci atterrare sulla landing page di un sito oppure su qualche contenuto multimediale. Una soluzione molto interessante per il marketing, e allora perché ignorarla? Semplice, perché i numeri ancora non ci sono. Nel giugno 2011, per dire, 14 milioni di americani hanno “letto” almeno un QR Code. A prima vista una cifra importante, a ben vedere solo il 6,2% dell’audience Mobile totale. La maggioranza non sa a cosa servono e, a volte, non trova utili i contenuti a essi associati. Insomma, ci vorrà tempo per sfruttarli a dovere: intanto, non saranno certo i QR Code la “next big thing” del 2013.
2. Big Data. Se ne parla a livello di business, se ne parla a livello di tecnologia. Ma il termine “big data” è diventato un contenitore dove ormai ci entra di tutto. Permettono a Google di predire i trend di navigazione, consentono ad altre realtà di realizzare accurate previsioni del tempo. Ma in generale non è detto che possano ancora essere usati in modo efficiente nel business, orientato su processi molto più complicati (e spesso non del tutto razionali) e quindi bisognoso di un’enorme potenza di calcolo.
3. BYOD. Gli americani amano le sigle. “Bring your own device” è l’ultima moda negli uffici d’oltreoceano. L’idea base è di aumentare la produttività, permettendo agli impiegati di portarsi da casa il proprio cellulare e laptop. Appunto, una moda. E come ogni moda, passeggera e destinata a non lasciare traccia.
4. Gamification. Divertenti e interattivi. Basta già questo per dire che i giochi applicati al business possono fare la differenza. Inc.com non ne è convinto, specie dopo che decine di milioni di check-in al ristorante, badge e giochetti vari non hanno prodotto quella rivoluzione del marketing che molti strombazzano. Precisiamo, possono essere un utile complemento alla comunicazione convenzionale, ma non la panacea di cui si va parlando. Manca la creatività alla base di progetti credibili, inoltre non tutte le aziende sono la Coca-Cola, per dire di un brand forte, conosciuto e apprezzato a tutte le latitudini.
5. Consumer Internet Companies. Di nuovo, alzi la mano chi non ha sentito parlare di startup, incubatori e business creativo. Pochi, immaginiamo. Bene, si fa un gran parlare ma a parte i soliti noti che dalla Rete traggono profitti miliardari (Facebook, Instagram) e una pletora di interessanti iniziative, il 2013 non sarà l’anno delle startup.
Fonte: Inc.com