Pubblicità … & ben pensanti


Per deviazione professionale o per pura casualità mi e’ capitato più volte di imbattermi in trattazioni giornalistiche che si occupano di pubblicità.
In particolare il tema oggetto di analisi (sarebbe meglio dire sotto attacco!) e’ quello della pubblicità stradale (a fondo pagina alcuni articoli della carta stampata sull’argomento).

L’ultimo letto in ordine di tempo e’ quello del dottor Finiguerra dalle pagine del Fatto Quotidiano (14/03/2015): un’analisi particolarmente sprezzante e priva di costrutto.
Il giornalista definisce i cartelloni pubblicitari addirittura come una delle forme più basse di degrado (mi chiedo: come i comuli di spazzatura lungo alcune strade? O come certe opere pubbliche incompiute o malfatte?). Il Finiguerra parla di scempio pubblicitario e di bruttezza da ripulire… ma dimentica che quella pubblicità non ha luogo in quanto bella ma perché necessaria in una società consumistica come quella attuale, dove piaccia o no, economia e commercio regolano la nostra esistenza. Alcune critiche, ben inteso, sono circostanziate pero’ non prendono in considerazione le eventuali conseguenze di quanto scritto, mancano di equilibrio perche’ non considerano il lavoro di imprese e il benessere delle famiglie che vivono all’interno di queste inevitabili dinamiche pubblicitarie.

Da addetto ai lavori sono ovviamente sensibile alla comunicazione visiva e alle sue forme di espressione, ne conosco pregi e difetti, sono consapevole degli aspetti da migliorare e per primo auspico il rispetto delle norme a tutela di cittadini e natura.
Servono soprattutto decoro estetico e installazioni sicure, spesso i regolamenti esistono e sono pure rigorosi, inutile dire che non sempre vengono applicati e rispettati (anche all’interno di questo blog abbiamo gia’ segnalato il problema dell’abusivismo per insegne e cartelli oltre all’improvvisazione che caratterizza certi espositori pubblicitari – vedi articolo).

Sarebbe inoltre importante rendere le pratiche di autorizzazione più fruibili per l’utente in modo da dissuadere la tentazione per “scorciatoie” irregolari.
La situazione e’ vero deve essere ottimizzata ma la soluzione non e’ di certo l’abolizione della cartellonistica, il buon senso impone di conciliare gli importanti aspetti urbanistici/paesaggistici con la vita delle persone, della loro occupazione e dei loro redditi…
Un ultimo appunto: quella cartellonistica stradale che tanto fastidio reca e’ sorella di quella che invade anche le testate giornalistiche sotto forma di banner pubblicitari e finestre pop up…
Messaggi sponsorizzati, non piacevolissimi, ma indubbiamente necessari al sostentamento del giornale e degli innumerevoli posti di lavoro (venditori di pubblicita’, inserzionisti e…giornalisti tutti). Riccardo Gnani

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